CROCI NEI CIELI: INVITO AD UN CONTATTO COSMICO?
di Luca Scantamburlo
Il prof. Solas Boncompagni,
socio onorario della sezione fiorentina del CUN (Centro Ufologico
Nazionale), firma una nuova edizione del suo saggio Il
mondo dei simboli. Numeri, lettere e figure geometriche,
uscito per la prima volta nel 1984 per i tipi delle Edizioni
Mediterranee ed ora nuovamente in libreria dall'ottobre scorso.
Nella nuova introduzione al testo non poteva mancare un aggiornato
riferimento alla storia degli avvistamenti delle croci nei cieli;
un'introduzione, quella di Boncompagni, sottesa anche dal richiamo
al difficile momento storico di trapasso che l'umanità sta vivendo
all'inizio del Terzo millennio. Prima di parlare di questo è
doveroso però ricordare chi è l'autore. Solas Boncompagni è uno
studioso di razza che ho avuto l'onore di conoscere personalmente a
Firenze la primavera scorsa: mi è sembrato una persona squisita,
ironica e dai modi garbati di un signore d'altri tempi. Egli è
celebre per i suoi approfonditi studi di clipeologia, la disciplina
che si occupa di studiare gli avvistamenti UFO avvenuti nel passato.
Di questa disciplina, anche se non viene mai nominata, si occupa
anche il noto sumerologo Zecharia Sitchin.
È soprattutto per questi studi di clipeologia che Solas Boncompagni
è citato come voce nel libro di Roberto Malini intitolato UFO.
Il dizionario enciclopedico (Giunti Editore, 2003).
Già nel 1976 Boncompagni curò l'edizione del testo Il
libro dei prodigi di Giulio Ossequente ma, ci ricorda
Malini nel suo dizionario, egli era già passato alle cronache negli
anni '60 quando venne a conoscenza dell'esistenza di un papiro
egizio denominato "Papiro Tulli" in cui sarebbe riportata la cronaca
di avvistamenti di ordigni volanti risalente ai secoli XVI e XV a.C.
Fu così che allora (a quel tempo correva l'anno 1963) Boncompagni
comunicò per lettera ad un periodico italiano la notizia della
pubblicazione di una traduzione di tale papiro, avvenuta su alcune
riviste britanniche nel 1956. In seguito lo studioso fiorentino curò
le note esplicative che accompagnarono la traduzione in italiano dei
geroglifici del Papiro Tulli (Clypeus, gennaio 1964, Il
Giornale dei Misteri, nr.214).
Dopo queste breve note biografiche sull'autore torniamo ora al testo
delle Edizioni Mediterranee: questo mio breve scritto non pretende
di essere una recensione della nuova edizione del saggio di
Boncompagni (ottobre 2006); vuole soltanto costituire un punto di
riferimento, fra i tanti, per coloro che sono interessati alla
simbologia della croce e, più in generale, alle cronaca delle croci
avvistate nei cieli nel corso della storia. Boncompagni ci ricorda
la celebre "manifestazione celeste" a cui assisté Costantino
il Grande (312 d.C.), descritta secondo due diverse versioni; poi
passa in rassegna quella di Enrico V (1115), quella registrata da
Dino Compagni nel 1301, quella menzionata da Dante Alighieri ne Il Convivio ed altre ancora,
fino ad arrivare alla testimonianza del Console Alberto Perego che
narra di due formazioni di "dischi volanti" che avrebbero disegnato
una "croce" nel cielo del Vaticano (6 novembre 1954).
Per il lettore che volesse approfondire personalmente la materia
affrontata dallo studioso fiorentino, le pagine da leggere sono
quelle dell'Introduzione: Quando
i simboli celesti invitano a un contatto cosmico, pagg.9-18
(ibidem); naturalmente le rimanenti pagine del testo (246 pagine
suddivise in due parti: il "Simbolismo dei numeri" ed il "Simbolismo
geometrico" per un totale di 22 capitoli) costituiscono un pregevole
dizionario sul mondo dei simboli corredato da numerose note a piè di
pagina che servono da fonti bibliografiche.
La vasta e profonda conoscenza dei testi religiosi e storici
posseduta da Boncompagni, unite alla sua personale esperienza, gli
hanno consentito di redigere questo testo che a mio avviso è
assolutamente indispensabile in questi tempi in cui la ricerca
storica e giornalistica purtroppo va affidandosi sempre di più alle
fonti telematiche e a quelle della Rete. Spesso sento ripetere
considerazioni quali:"Internet è uno strumento meraviglioso ma
inaffidabile". Certo, ma il perché è presto detto: l'autorevolezza
della fonte è meno visibile e percepibile nella Rete, un mare magnum
in cui il falso ed il vero sembrano legati indissolubilmente.
Per fare un po' di luce non sarebbe male affidarsi un po' di più ai
testi cartacei i quali, a differenza di quelli del Web, hanno un
parto più lungo e meditato. Questo non significa respingere le
potenzialità della Rete e la velocità con cui essa consente di
interagire con le diverse realtà dei diversi Paesi del mondo, ma
semplicemente ricordare che l'informazione è frutto soprattutto di
un agire che va ponderato e che deve osservare pochi ma
imprescindibili criteri di base: documentazione non solo attraverso
portali Web ma anche attraverso quotidiani prestigiosi e non,
riviste specializzate (anche di nicchia) e trasmissioni radiofoniche
e televisive, controllo incrociato delle fonti, ricerca di contatti
con scienziati, politici e testimoni di fatti storici attraverso
telefono o posta, interviste ad addetti ai lavori (eretici e non),
presenza a convegni e conferenze stampa ove porre domande educate ma
un po' scomode, che facciano leva sulle anomalie che la cosiddetta
"scienza normale" (T. Kuhn) non è capace di risolvere. Questo agire
ed il prodotto di esso (la pubblicazione sotto forma di articolo o
servizio) si misura anche dall'autorevolezza dello studioso o del
giornalista che lo produce. Un autorevolezza che egli conquista o
perde nel tempo, giorno dopo giorno; si vede anche dalla sua
persona, dai commenti raccolti durante e dopo i suoi convegni, ed
all'interno delle comunità scientifiche o storiografiche che sono
fatte di rapporti umani.
Ecco perché le parole di Boncompagni le quali raccontano
il suo personale avvistamento di una croce nei cieli di Firenze, non
sono a mio avviso una bufala o un'errata interpretazione di un
banale fenomeno atmosferico.
Le parole di Boncompagni sono una preziosa ed autorevole
testimonianza di un eminente studioso stimato in diversi ambienti
intellettuali; parole che dovrebbero ricordarci quanti misteri
racchiude il nostro universo, piccolo e povero di vita solo per chi
ha orizzonti mentali ristretti:
<<[...] Di croci se ne
videro ancora. Insoluta, per esempio, rimase la visione di quella
ben distinguibile apparsa nel cielo di Firenze, un cielo mattutino
ancora nebbioso del 29 settembre 1962, quando nella zona di
Calenzano mi soffermai io stesso per osservarla, mentre mi trovavo
in auto. Naturalmente la vidi in tralice su Firenze perfettamente
ferma, ma non potei fotografarla perché ero privo di macchina
fotografica. Comunque la mia "testimonianza indipendente" servì a
convalidare la foto scattata da un cittadino di Firenze allo zenit
della città e pubblicata su Nazione Sera del 2 ottobre 1962 e
successivamente sulla stessa del 4 ottobre 1962. Vi si leggeva
chiaramente che l'oggetto era in movimento, ma io, la vidi nitida
e ferma.>>
pag. 17, ibidem
Concludo questo mio elzeviro riportando alcune parole di speranza
scritte da Boncompagni nella prima pagina della Introduzione,
affinché esse possano essere da guida e ispirazione per le giovani
generazioni, destinate come sono ad edificare un nuovo mondo:
<<[...]Questo nostro
difficoltoso momento storico abbisogna di un contatto cosmico per
il superamento della crisi in cui ci dibattiamo, perché è
difficile raggiungere una comunità d'intenti fra noi terrestri per
il sussistere di differenze razziali, culturali e cultuali,
ambientali e storiche. Ormai solo un "contatto cosmico" con altre
creature più evolute e viventi in altri pianeti ci potrà aiutare
ad essere degni di un ordine di intelligenze, superiore,
universale, poiché è assurdo ritenerci soli in un oceano senza
confini. La necessità di un contatto non ha del resto mai cessato
di costituire l'unica spinta evolutiva di tutta la storia
dell'umanità.>>
pagg. 9-10, ibidem
Parole che sembrano riecheggiare le battute finali del
discorso pronunciato da Ronald
Reagan alla 42 Sessione dell'Assemblea Generale delle
Nazioni Unite, a New York, il 21 settembre 1987:
<<[...] Can we and all
nations not live in peace? In our obsession with antagonisms of
the moment, we often forget how much unites all the members of
humanity. Perhaps we need some outside, universal threat to make
us recognize this common bond. I occasionally think how quickly
our differences worldwide would vanish if we were facing an alien
threat from outside this world. And yet, I ask you, is not an
alien force already among us? What could be more alien to the
universal aspirations of our peoples than war and the threat of
war?>>
fonte: www.reagan.utexas.edu/archives/speeches/1987/092187b.htm
© L. Scantamburlo
29 gennaio 2006

AGGIORNAMENTO
Il prof. Enrico Bellone (Tortona, 1938) citato nell'articolo,
è attualmente professore ordinario di Storia della scienza e delle
Tecniche presso la Facoltà di Scienze dell'Università degli Studi di
Milano.
L.S.
maggio 2007
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